Il Programma di educazione alla pace (PEP) ha ricevuto un caloroso benvenuto durante la recente conferenza internazionale degli istituti di correzione e delle carceri (ICPA). Tenutasi a Montreal, Canada, ha riunito professionisti provenienti da 70 paesi con l’obiettivo di migliorare le pratiche che riguardano la pubblica sicurezza. Il PEP è stato lodato per l’evidente influenza che ha sui detenuti, che da esso vengono ispirati a fare scelte migliori nella loro vita, sia mentre si trovano ancora dietro le sbarre che dopo essere tornati in libertà.
Nella sua presentazione alla conferenza, Terrence Mathews, consulente presso il Metro West Detention Center di Miami, Florida, ha detto ai suoi colleghi internazionali di essere stato impressionato dai risultati del Programma:
“Mi piace definire il PEP come una cosa che trasforma in modo evidente. Dico questo perché ho visto i partecipanti cambiare. Alcuni di essi, noti per avere un comportamento difficile da gestire, hanno fatto un cambiamento di 180 gradi. Tutti i partecipanti stanno meglio di prima, finito il corso”.
Come altre iniziative che sono state presentate alla conferenza ICPA, il PEP non è solo per detenuti. Il Programma è stato anche proposto a professionisti della correzione e del rispetto della legge in tutto il mondo, aiutandoli a rimanere più calmi e concentrati nel loro stressante lavoro.
“L’impatto di questo programma va oltre i detenuti”, ha detto Terrence. “Io stesso sono cresciuto grazie a esso, e ho visto l’effetto positivo che ha avuto sulle guardie che accompagnano i partecipanti”.
Per i rappresentanti della Fondazione Prem Rawat (TPRF) questa conferenza è stata l’occasione di incontrare centinaia di persone e di consegnare più di 400 copie di materiale scritto e video sul PEP. Molti partecipanti conoscevano già il programma, avendolo visto in atto nella città dove lavorano, o per avere letto l’articolo in proposito apparso quest’estate sul bollettino dell’ICPA.
Quel bollettino, distribuito in tutto il mondo a professionisti della correzione, affermava che il programma “è un’applicazione di giustizia che ricostituisce in maniera interpersonale. L’individuo impara a far pace con se stesso, e questo lo porta a perdonare o fare pace con gli altri.” Il bollettino sottolineava anche la “risposta molto positiva” al PEP da parte di una vasta gamma di professionisti del ramo, includendo testimonianze come:
“Ho assistito di persona alla crescita e alla pace interiore che i residenti sperimentano partecipando a tutto questo programma.” — Jeffrey Whiting, Assistente Sovrintendente, Atlanta Transitional Center
“La prova che questo programma funziona, per me, è parlare coi partecipanti dopo, non solo in classe ma quando sono tornati nella loro ala, dove lo mettono in pratica.” — John Biggin, OBE ed ex Direttore di Carcere in Inghilterra
“Il posto perfetto per piantare un seme di speranza e di cambiamento è proprio un istituto di correzione.” — Val Lamberti, Ex Coordinatore dei programmi e servizi per i detenuti, Buncombe County Detention Facility, North Carolina

Il PEP è stato già tradotto in 37 lingue e proposto in 84 paesi, e i volontari della TPRF si aspettano che da questa conferenza possano nascere nuovi seminari. Gli stessi volontari si stanno d’altronde già impegnando per restare in contatto con i rappresentanti venuti da numerosi paesi come Canada, Stati Uniti, Uganda, Kenia, Giappone, Australia, Kurdistan e altri.
“Il pezzo forte della conferenza è stato per me il far parte di una squadra meravigliosa, focalizzata sulla condivisione delle buone notizie che riguardano il PEP. La natura globale di fare volontarito con il programma mi entusiasma”, ha detto la volontaria TPRF Annelies Bertsch. “Il filo conduttore tra i delegati era il volersi mettere a disposizione con passione per rendere questo mondo un posto migliore per tutti”.











